Author Archives: Aldo Fiorenzano

Cardinali

Era il 4 settembre 1934, al porto c’era una tempesta di libeccio, le onde solcavano quasi tutta la grande spiaggia e lambivano le prime case. Il vento soffiava fortissimo, ciò faceva presagire un ulteriore aumento della mareggiata .

‘A pizza duci

Quannu era piccinìnnu, pi ‘na ricurrenza principali (compleanno e onomastico) spissu, s’ ‘a sacca ‘u pirmittìti, mamma mi facì lla pizza duci (torta ‘a chiaminu mò). Latte ‘i crapa, ova, farina, livàtu e cicculata ‘i ‘Ntoniu alfieri, chidda nivura ca, rattata cu ‘a rattacasu, puzzavìti sempi ‘nu pocu ‘i pecurinu. ‘U colpu da maestra ériti sempi ca ‘inta ‘a crema nci rattàviti ‘a cozzula ‘i ‘nu limuni sanu, sulu ‘u giallu pirò, ca ni dàviti ‘nu sapuri e n’aroma ca ti profumaviti ‘a vucca. Nui ni facìmmu ‘a scarpetta sia ‘intu ‘u cozzu d’ ‘a crema ca ‘intu ‘u rotu d’ ‘a pizza duci.

La torta

Quando ero piccolo, per una ricorrenza principale (compleanno e onomastico) spesso, se la tasca lo permetteva, mamma mi preparava la pizza dolce (torta la chiamano ora). Latte di capra, uova, farina, lievito madre e cioccolata di Antonio Alfieri (proprietario della bottega di generi alimentari), quella fondente che, grattata con la grattugia, puzzava sempre un poco di pecorino. Il colpo da maestra era sempre il grattare, nella crema pasticcera, la buccia di un limone, solo la sottile superficie gialla che dava un sapore e un aroma che profumava la bocca. Noi facevamo la scarpetta sia nel pentolino della crema che nella scodella per l’impasto della torta.

‘I Tunni

Da sempre, nel percorso attraverso il Mediterraneo impresso nel loro istinto, i tonni ci hanno onorato della loro visita soffermandosi per qualche giorno lungo la costa di Maratea, nello specchio d’acqua che, da poche decine di metri dalla riva, va fino a qualche miglio al largo.Tunnu, tunnacchiu, alalonga, zangùso, allittiràtu, pisantùni, questi sono i nomi con cui distinguiamo le varie specie, secondo dimensione e qualità. Si soffermano nel tratto di mare della nostra costa richiamati dalla presenza delle alici, delle sarde e di altre specie di pesci azzurri che costituiscono l’elemento primario della loro catena alimentare.
 

Una strana pescata

Sul finire degli anni Sessanta e gli inizi del decennio successivo, al Porto di Maratea, si praticava una     pesca affascinante  e avventurosa  se non altro perchè le auspicabili catture, oltre a pescespada di notevole taglia, potevano essere costituite da tonni il cui peso riusciva spesso a superare  i quattrocento chili. Il mestiere era costituito da coffe che si andavano a calare a dieci, dodici miglia a largo del porto dove, a quei tempi, non era difficile imbattersi nel passaggio migratorio verso il Tirreno Settentrionale delle suddette specie pelagiche. Avendo sentito parlare spesso di questa pesca, e avendola pure praticata, sebbene solo una volta, ho chiesto ad  Aldo Fiorenzano, quale facente parte stabile della “chiurma”, di raccontare un episodio tale da rendere un’ idea, almeno verosimile, dello svolgimento della stessa.

La mareggiata

Era l’11 gennaio 1987…

Le previsioni del tempo portavano tempesta da sudovest. Un vento impetuoso soffiava dal mare e le onde si facevano sempre più alte. Il porto era pieno di barche: quelle stanziali,i pescherecci e le paranze, anche quelle di San Nicola Arcella e di Torre del Greco. C’erano dei lavori in corso e quindi si trovavano nel porto anche due chiatte: un pontone e un contenitore in ferro per il trasporto della sabbia. La tempesta era annunciata perchè la pressione atmosferica era bassissima.